Dopo l'introduzione del suffragio femminile nel 1971, la situazione dell'ASF cambiò profondamente. Con la Commissione federale per i problemi della donna e il "nuovo" movimento femminista, dei nuovi attori di rilevanza nazionale apparsero negli anni 70 sul palcoscenico politico e l'ASF perse la sua posizione dominante come rappresentante delle donne a livello federale. Tramite una ristrutturazione, l'organizzazione dirigente cercò di adattarsi a queste nuove circostanze, cambiando anche leggermente il suo nome da "Alleanza delle associazioni femminili svizzere"in "Alleanza delle società femminili svizzere". A livello della struttura e del contenuto, l'ammissione di associazioni che ammettevano anche uomini, purché si impegnassero per gli interessi delle donne, costituì una grande novità. Con la creazione di sezioni all'interno della commissione di lavoro si cercò inoltre di alleviare la presidente dal troppo carico lavorativo. Introducendo un limite di età per le collaboratrici del segretariato e delle rappresentanti nelle commissioni, si sperava inoltre di ottenere un continuo ringiovanimento dell'organizzazione dirigente.
Trent'anni dopo, l'ASF, che aveva contato una volta ca. 400'000 membri, rappresentava ancora 100'000 donne. Sotto il motto "il futuro dell'ASF è già cominciato", si realizzò un'ulteriore riorganizzazione in occasione del 100° anniversario, al passaggio da un secolo all'altro. Il consiglio direttivo fu ormai composto dalla commissione dei dirigenti e del consiglio direttivo centrale e le donne si congedarono del tutto dal nome di ASF, cambiandolo in "Alliance F".
Come molte organizzazioni maschili del 20° secolo, anche l'ASF fu rappresentata all'esterno in gran parte tramite delle personalità straordinarie che ne facevano parte. Le presidenti Helene von Mülinen, Pauline Chaponnière-Chaix, Clara Nef, Gertrud Haemmerli-Schindler, Huguette de Haller-Bernheim oppure la presidente del Consiglio internazionale delle donne Jeanne Eder-Schwyzer sono soltanto alcune delle numerose attiviste, conosciute e riconosciute dal pubblico e influenti tanto nel nostro paese quanto all'estero. "Se si prendessero in considerazione soltanto i media, si avrebbe l'impressione che in Svizzera ci siano 20, forse 30 donne competenti che si adoperano per gli interessi delle donne.", si lesse nel rapporto annuale dell'ASF del 1983. "Invece", aggiunse l'autrice, "sono centinaia e migliaia." A quest'affermazione si deve aggiungere che nel caso dell'ASF si trattava addirittura di qualche decina i centinaia di migliaia di donne.